La COP29
đź“… Dicembre 2024
🖊️ Martina Ruffo
La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (in inglese United Nations Framework Convention on Climate Change da cui l'acronimo UNFCCC o FCCC), nota anche come Accordi di Rio, è un trattato internazionale ambientale prodotto dalla Conferenza sull'Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development), informalmente conosciuta come Summit della Terra, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. Il trattato punta alla riduzione delle emissioni dei gas serra, alla base del riscaldamento globale.
Il trattato, come stipulato originariamente, non poneva limiti obbligatori per le emissioni di gas serra alle singole nazioni; era quindi, sotto questo profilo, legalmente non vincolante. Esso però includeva la possibilità che le parti firmatarie adottassero, in apposite conferenze, atti ulteriori (denominati "protocolli") che avrebbero posto i limiti obbligatori di emissioni. Il principale di questi, adottato nel 1997, è il protocollo di Kyoto.
Anche l’Italia partecipa alla 29° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è tenuta a Baku in Azerbaijan questo novembre.
Si chiude con un accordo contraddittorio la Cop29 di Baku, chiamata ad affrontare le sfide della crisi climatica
La 29esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si ferma a quota 300 miliardi l'anno. A tanto ammonta l'obbligo per i Paesi ricchi di finanziare la transizione energetica e l'adattamento ai cambiamenti climatici dei Paesi in via di sviluppo fino al 2035.
Si trattava della decisione piĂą contestata e attesa del vertice: quale somma dovranno garantire ai Paesi in via di sviluppo i 23 Paesi sviluppati e l'Unione europea, designati nel 1992 come storicamente responsabili del cambiamento climatico.
L'accordo di Baku fissa un "nuovo obiettivo collettivo", in sostituzione del precedente di 100 miliardi all'anno. Si tratta di un budget che rappresenta la metĂ di quanto richiesto dai Paesi in via di sviluppo, e uno sforzo molto piccolo se si tiene conto dell'inflazione, hanno criticato le Ong.
I Paesi occidentali hanno chiesto di allungare l'elenco degli Stati responsabili dei finanziamenti per il clima, ritenendo che la Cina, Singapore e i Paesi del Golfo dovessero contribuire. Ma soprattutto la Cina ha detto no alla nuova lista.
Nelle ore che hanno preceduto l'intesa, i Paesi più vulnerabili (i 45 Paesi meno sviluppati e il gruppo di circa 40 piccoli Stati insulari) hanno protestato, lamentandosi di non essere stati consultati. Alla fine il gruppo è stato convinto a non bloccare l'accordo.
Si prevede inoltre che una tabella di marcia produca un rapporto per la Cop30 di Belem, nel novembre 2025 in Brasile, su come mettere a frutto i finanziamenti per il clima.
La "transizione" verso l'uscita dai combustibili fossili, il principale risultato della Cop28 di Dubai, sparisce dai testi principali. Appare solo implicitamente nei richiami dell'accordo adottato l'anno scorso.
Il documento attuale, che avrebbe dovuto rilanciare l'attuazione del processo, non ne fa menzione. Uno dei punti su cui l'Unione europea puntava, in disaccordo con l'Arabia Saudita, era quello di mettere in piedi un monitoraggio annuale degli sforzi per uscire da petrolio, gas e carbone: senza successo.
Referenze